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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Santi Angeli Custodi:
Apertura Anno Accademico "Antonianum"
Bologna 02 ottobre 2002

1. "In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù …". L’inizio dell’odierna lettura evangelica può essere ritenuta l’icona della scuola di Teologia che oggi inizia un nuovo anno accademico: i discepoli si avvicinano a Gesù per avere da Lui risposta alle loro domande. Ed infatti, come scrive Bonaventura nel suo mirabile sermone "Unus est magister vester Christus", "Uno solo è il vostro maestro, il Cristo (Mt 23,10). Queste parole esprimono chiaramente qual è il principio sorgivo dell’illuminazione conoscitiva, cioè il Cristo … è Lui l’origine di ogni sapienza … Cristo stesso è quindi fonte di ogni giusta conoscenza" [R. Russo, La metodologia del sapere, ed Porziuncola, Perugia 1982, pag. 101 ]

"Si avvicinarono a Gesù": è questo il senso ultimo del vostro lavoro, la direzione unica della nostra ricerca. La scuola di Teologia è scuola in cui il Verbo incarnato apre gli spazi della ricerca, convertendo la nostra intelligenza dal molteplice all’uno, dal complesso al semplice, dal derivato all’originario, dal movimento alla quiete. E’ Gesù, il Verbo incarnato, l’uno nel quale sussistono tutte le cose; il semplice nel quale sono raccolte tutte le realtà; l’originario per mezzo del quale tutto è stato creato; la quiete perché risposta esaustiva ad ogni domanda.

I discepoli fanno a Gesù una precisa domanda: "chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Essi dunque sanno già che nel Regno si può essere piccoli o grandi [cfr. Mt 5,19]. Sanno che ci sono vari ordini di grandezza fra chi è grande. Non sanno chi, fra i grandi, è il più grande. Che è come chiedere: chi nell’ambito, nello spazio dell’Alleanza, dunque nella comunione di grazia e di amore è più grande? ha raggiunto un grado più elevato? La risposta di Cristo è sconcertante: la misura della grandezza è la Kénosi dell’incarnazione, la piccolezza assunta dal Verbo. Il simbolo reale è costituito dal bambino. Al movimento che è proprio del discepolo e che nasce dal desiderio di sapere [si avvicinarono a Gesù] corrisponde la risposta donata da Cristo per sua iniziativa: "chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo". La risposta al questionare umano è donata nell’umiltà del Verbo, e solo chi è capace di assimilare questa risposta diventa grande nel Regno dei cieli. La pagina evangelica configura e traccia così l’itinerario della Teologia: la ragione che cerca; l’avvicinarsi a Cristo mediante la fede per ricevere la risposta cui il credente assente; il dono della risposta accolta nella piena disponibilità dello spirito. "Ordo enim est ut inchoaltur a stabilitate fidei et procedatur per serenitatem rationis, ut perveniatur ad suavitatem contemplationis" [ibid. pag. 118].

Il centro e la misura della vera grandezza è dunque l’umiltà del Verbo. Carissimi insegnanti, carissimi studenti troviamo in questa pagina evangelica la chiave di volta dell’antropologia cristiana.

2. "Chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel Regno dei cieli". Se la posizione centrale del bambino [lo pose in mezzo] è in riferimento all’umiltà del Verbo, è anche in riferimento alla ricostruzione che ciascuno di noi deve progettare e fare della propria umanità. Quanto il bambino sembra possedere naturalmente, il discepolo di Cristo deve raggiungere liberamente. Che cosa? la lettura che la Chiesa ha fatto di questo testo non ha sempre ottenuto risultati univoci. A me sia consentito di leggerlo nel contesto della celebrazione liturgica che stiamo vivendo.

Già la sapienza pagana aveva capito che la vita dello spirito nasce e si misura dalla capacità di stupirsi di fronte alla realtà. "Questo stupore è l’origine della scienza, lo stupore è l’origine dell’amore, lo stupore è l’origine della vita conoscitiva; lo stupore sollecita tutte le attività perché lo stupore dice la trascendenza di ciò a cui aspiriamo: è la sorpresa che ci sorprende disarmati e ci spinge a cercare, ci spinge a progettare" [C. Fabro, Libro dell’esistenza e della libertà vagabonda, Piemme ed., Cas. Monf. 2000, pag. 244]. E lo stupore può nascere solo se nell’umiltà lasciamo che appaia l’essere; lo stupore è estinto quando diventiamo noi misura della realtà. Ritroviamo così il senso profondo del bambino evangelico.

Di fronte all’Oggetto immenso che risplende agli occhi della nostra fede, l’humilitas Verbi, custodite intatta la vostra capacità di stupirvi: e sarete grandi nel Regno dei cieli.