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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


GIUBILEO DEI SACERDOTI: purificazione della memoria
Santuario del Crocefisso: 30 giugno 2000


Questo terzo momento del nostro cammino giubilare è il momento penitenziale, momento costitutivo di ogni vera conversione a Cristo. Più precisamente, la Chiesa vive questa dimensione essenziale della vita cristiana, la penitenza, come "purificazione della memoria". Vorrei aiutarvi a vivere con consapevole profondità questo momento giubilare con una duplice serie di riflessioni, l’una riguardante il significato della memoria nella vita umana, e l’altra riguardante il significato della [purificazione della] memoria nella nostra vita sacerdotale.

1. Ricordare è cosa più profonda che pensare. Mentre il pensiero mi fa attingere realtà anche fuori del tempo, il ricordo custodisce intangibile il tempo della nostra vita. Non il tempo segnato sui nostri documenti anagrafici, ma il tempo della nostra vita unica ed irripetibile: nel ricordo la vita è continuamente ripresa, ripristinata. Nella memoria che era la notte pasquale, Israele riprendeva, ripristinava tutto il suo vissuto storico: prendeva coscienza di se stesso. La memoria, il ricordo quindi non è dei vecchi né fa invecchiare. Al contrario: le grandi anime "ringiovaniscono col ricordo e il ricordo diventa giovane con loro, perché il ricordo porta con sé il proposito della vita" [C. Fabro, Libro dell’esistenza e della libertà vagabonda, Piemme ed., 2000, pag. 39].

Esiste un rapporto assai vincolante fra la memoria e la libertà, per cui uno ha la memoria che ha deciso di avere. Non nel significato, superficiale anche se vero, della psicanalisi: nel significato della "rimozione", ma nel significato profondo che la ripresa del passato nel presente [= memoria] è opera della libertà. Se Israele non si fidava del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, era perché non voleva ricordare che cosa quel Dio aveva fatto per lui. Il primo monito dei profeti era quindi: "Israele, non dimenticare!". E’ stata una grande scoperta della filosofia moderna quella di attribuire alla libertà la configurazione del tempo che la filosofica antica spiegava solo come misurazione dello scorrere delle cose. Tocchiamo qui uno dei misteri più profondi della vita della persona. Questa realizza se stessa dentro a questo rapporto fra la memoria e la libertà. Noi siamo il nostro passato presente hic et nunc nel nostro presente attraverso la nostra libertà.

2. Le parole di S. Paolo hanno una profonda risonanza interiore. In sostanza l’apostolo chiede a Timoteo di ri-prendere, di ri-pristinare la sua esistenza per essere nel momento che sta vivendo, il testimone di Cristo. Fare memoria di ciò che è accaduto nella sua vita per progettare il suo futuro. Che cosa è accaduto? Che cosa è accaduto a ciascuno di noi?

L’impostazione delle mani ci ha donato una volta per sempre uno spirito "di forza, di amore e di saggezza" in ordine ad un’opera da compiere: la grazia "che ci è stata data in Cristo Gesù" messa a disposizione di ogni uomo. Attraverso la memoria dell’imposizione delle mani, la nostra persona si identifica progressivamente colla propria missione fino a giungere alla coincidenza: il nostro io si costruisce secondo la sua memoria. E la memoria del dono ricevuto, anzi più profondamente la memoria di quell’incontro con Cristo diventa "forma"quell di tutto ciò che fai. "Nessuno" ci ha appena detto l’apostolo "quando presta servizio militare …" [2Tim 2,4-6]. C’è in questo testo dell’apostolo tutto il significato della purificazione della memoria, intesa come sforzo di far penetrare sempre più nella propria vita la Presenza del Mistero, iniziata coll’imposizione delle mani e che non vuole più andarsene.

Non ci sono che due alternative: o dimenticarci di questa Presenza e configurare la propria esistenza senza la sua memoria, ed è la contraddizione che ci distrugge perché ci rende esistenzialmente falsi; o vivere la memoria di questa Presenza come un dovere che ci si è assunti, ed è la schiavitù della legge.

Noi oggi siamo qui per "purificare la nostra memoria": per riporre il nostro io dentro all’appartenenza a Cristo posta in essere dall’imposizione delle mani. "Simone di Giovanni, mi ami tu?", "Signore, tu sai che ti amo": questo definisce il contenuto della memoria.