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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
3 marzo 1996

1. “E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole”.
Domenica scorsa, carissimi abbiano contemplato il Cristo nel deserto, il Cristo tentato; oggi, contempliamo il Cristo trasfigurato dalla presenza nella sua umanità della stessa Gloria di Dio. Il suo Volto sfolgora come il sole; le sue vesti diventano bianche come la luce: la luce increata di Dio. Perché questo invito della Chiesa a passare, colla mente a col cuore, dal deserto della tentazione al monte della Trasfigurazione? perché in questo modo abbiamo tutto il tracciato del nostro cammino quaresimale, segno del nostro cammino umano stesso. Partire, come Abramo, dalla idolatria che dimora nel nostro cuore ed, attraverso la dura disciplina del combattimento spirituale, giungere alla vita stessa. Dunque, la contemplazione della gloria della Trasfigurazione non costituisce un’evasione dal nostro vivere quotidiano. Al contrario: essa ci svela quale è la verità intima della nostra persona, mostrandoci con quale vocazione santa siamo stati chiamati.
 In che cosa è consistita la Trasfigurazione di Cristo? che cosa è accaduto veramente sul monte? Per un istante, nella umanità di Cristo è stato come anticipato l’avvenimento della sua Resurrezione: per qualche momento, Egli è stato nella condizione in cui sarebbe poi definitivamente entrato colla sua Risurrezione: le sue vesti bianche sono il segno della vittoria definitiva sulla morte. Il suo corpo glorificato diventa il vero e definitivo tempio, dal quale come da una fonte inesauribile sgorgherà lo Spirito Santo. Ed infatti, dice il Vangelo, “una nube luminosa li avvolse colla sua ombra”. Essa è precisamente il segno della Presenza della Gloria di Dio. E non è una Presenza muta. “Ed ecco una voce che diceva: questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. E’ la proclamazione che nel Cristo il disegno del Padre si è perfettamente compiuto.

2. “Ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa”.
Contemplando Cristo trasfigurato, noi contempliamo oggi il nostro destino, ciò in vista di cui siamo stati creati. Domenica scorsa, in Cristo tentato abbiamo contemplato il nostro essere tentati e la sua vittoria è la nostra vittoria sul reale. Oggi, in Cristo trasfigurato contempliamo la nostra trasfigurazione e la sua glorificazione è la causa della nostra glorificazione. Questa infatti è la grazia a noi concessa “fin dalla eternità”: divenire partecipi della vita incorruttibile di Dio attraverso la santa umanità del Cristo Risorto nella quale siamo inseriti attraverso la fede e l’Eucarestia.
 Comprendiamo così il vero senso del nostro cammino quaresimale, il suo intimo orientamento. Per quale ragione la Chiesa ci chiede preghiera, digiuno e carità? a che cosa sono orientati preghiera, digiuno e carità? L’Apostolo ci insegna che “come abbiamo portato l’uomo di terra, così porteremo l’immagine di quella del cielo” (1 Cor 15,49). Anche a ciascuno di noi è chiesto di passare dalla menzogna alla verità del nostro essere, cioè la partecipazione alla vita di Cristo, dalle tenebre del nostro peccato alla luce incorruttibile della vita divina. Ciò che costituisce la nostra vita nella sua interezza, durante la quaresima deve divenire più consapevole.

CONCLUSIONE

“Anche noi, dunque, supplichiamo Dio di spogliarci dell’uomo vecchio e di rivestirci fin da ora del Cristo celeste, perché entrati nella gioia dello Spirito e da Lui guidati, viviamo in grande serenità. Il Signore, che vuole saziarci facendoci gustare il Regno, dice infatti: senza di me non potete far nulla”. Per questo abbiamo pregato: Signore, sia su di noi la tua grazia perché in te speriamo.