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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DI PENTECOSTE
Concattedrale – Cattedrale
8 giugno 2003

1. "Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo". Carissimi fedeli, la presenza dello Spirito Santo nell’umanità si manifesta attraverso la forma di un fuoco che investe i discepoli. Giovanni battista il precursore aveva già predetto circa il Messia: "vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" [Lc 3,16]. E Gesù stesso aveva detto: "tutti saranno salati col fuoco". Carissimi fedeli, il senso di quanto narrato nella prima lettura è dunque chiaro.

Lo Spirito Santo ci è donato dal Cristo che è redentore dell’uomo, e perciò si pone in rapporto coll’uomo come in realtà esiste: prigioniero del male. Lo Spirito del Signore risorto investe l’umanità devastata dal peccato ed il mondo posto sotto il regime di Satana. E quindi viene fra noi ed in noi come fuoco.

Egli opera la radicale purificazione della persona umana. Una purificazione cioè che non resta in superficie, ma giunge fino al fondo del nostro essere. Una purificazione che non intende lasciare nessuna scoria: una purificazione totale ed assoluta. "Mandi il tuo spirito, sono creati; e rinnovi la faccia della terra", abbiamo pregato nel Salmo responsoriale. Anche il ferro più deteriorato ed arrugginito nel martirio del fuoco è rinnovato, e riacquista lo splendore originario.

Ma da quale peccato il fuoco che è lo Spirito Santo purifica l’uomo? da quale ruggine lo libera? La prima lettura, carissimi fedeli, ci da una risposta chiara. Libera l’uomo da un cuore incapace di comunione con l’altro uomo. Purifica dalla ruggine che deteriora, deturpa e distrugge l’umanità di ogni uomo: la ruggine di un individualismo egoista che rende ogni uomo incapace di comunicare con ogni uomo, e che continua a spaccare la comunità umana. Nel giorno di Pentecoste quindi accade il "miracolo" atteso ed imprevedibile, che non può non stupire l’uomo: "costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?". La diversità permane, perché essa non è il male; si ricostruisce l’unità dei diversi.

Carissimi fedeli, come sempre, anche la celebrazione del Mistero che stiamo compiendo con timore e tremore, non solo non ci fa evadere dalla nostra faticosa condizione umana, ma ce ne offre l’unica interpretazione interamente vera. E quindi ci fa vivere la nostra giornata umana con più profonda consapevolezza. Si, perché nella luce del fuoco dello Spirito noi vediamo che la malattia mortale che oggi sta distruggendo ogni sociale umano, è la concezione e l’esperienza di se stessi come individui costitutivamente separati l’uno dall’altro. Il matrimonio è diventato spesso la contrattazione fra due egoismi opposti, sul presupposto che vi deve essere parità fra dare-avere: così non fosse, si ha il diritto di andarsene. La società politica come convivenza regolamentata della ricerca del proprio benessere senza più la prospettiva del bene umano comune. E così ci troviamo a vivere in un mondo commercialmente sempre più unito, e spiritualmente sempre più diviso.

La Chiesa celebra oggi l’avvenimento della ri-unificazione dell’umanità disgregata: non un ideale; non un’esigenza morale. Ma un fatto realmente accaduto.

2. "Fratelli, camminare secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne". La storia seguita alla Pentecoste dimostra purtroppo che quell’avvenimento di unità compiuto dallo Spirito incontra resistenza ed opposizione. L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci invita a riflettere su questo atto.

Questa contrapposizione ha una dimensione soggettiva: avviene nella libertà di ciascuno di noi. Ma ha anche una dimensione oggettiva: si concretizza come contenuto della cultura e della civiltà, come programma di azione e di formazione dei comportamenti umani. E pertanto a seconda che l’uomo cammini secondo lo Spirito o soddisfi i desideri della carne, produce una cultura e una civiltà o della comunione fra le persone o della divisione fra esse. Si può allora dire che l’individualismo odierno, utilitarista e relativista, è la concretizzazione di quella "contrarietà di cui parla l’Apostolo: "la carne ha … desideri contrari allo Spirito".

La celebrazione diventa allora invocazione: "vieni, o Santo Spirito: riempi i cuori dei tuoi fedeli, ed accendi in essi il fuoco del tuo amore ".