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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Settimana Mariana 2000
XXVIII domenica per Annum (B)
Ordinazioni Sacerdotali 14 ottobre 2000

1. "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: … vieni e seguimi". La celebrazione dei grandi misteri che stiamo vivendo con intensa commozione, trova la sua origine nello sguardo con cui Gesù ha guardato questi cinque giovani, nell’amore di predilezione con cui li ha scelti, nell’invito rivolto a loro di abbandonare tutto per seguirlo.

Ma come accade in ogni vera storia d’amore, l’iniziativa divina si rivolge alla libertà dell’uomo, il cui itinerario è descritto in modo suggestivo dal Vangelo con queste parole: "gli corse incontro e gettatosi in ginocchio davanti a lui gli domandò: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gli corse incontro: che l’uomo lo sappia e non, la sua esistenza è un "correre incontro" a Cristo; il desiderio di verità, di bene, di giustizia, di amore, di bellezza, che dimora nel cuore di ogni uomo che non voglia degradare la sua regale dignità, è una permanente ricerca di Cristo, nel quale solamente abita ogni pienezza. Ma la "corsa incontro a Cristo" si conclude "in ginocchio davanti a Lui" e con la domanda: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". L’uomo riconosce che Cristo è l’unico che possa dirgli come esercitare la propria libertà perché la vita sia "eterna", e non una vita "mortale": destinata alla morte per sempre.

La profondità del momento che ci sta intensamente commuovendo è costituita dal fatto che quanto descritto dal Vangelo si sta compiendo in mezzo a noi. Questi cinque giovani sono corsi incontro a Cristo, gli si sono gettati in ginocchio ed hanno domandato a Lui come vivere per non vivere invano. Cristo li ha fissati, li ha amati e li ha chiamati alla sua sequela. Stiamo celebrando una festa di incontro, un’alleanza di amore, un patto di amicizia.

Chi è che sancisce questa alleanza? Chi è che sigla questo patto? E’ lo Spirito Santo che effuso mediante l’imposizione delle mani, configura la loro persona a Cristo, rendendola capace di operare strumentalmente la redenzione dell’uomo. La parola che a loro dice Gesù: "Vieni e seguimi", acquista un significato sacramentale assai profondo. "Seguire Cristo", essere cioè uniti a Lui per sempre, perché da lui scelti come suoi cooperatori nell’opera della redenzione: con Cristo ed in Cristo servi della redenzione dell’uomo. Questo servizio che definisce la modalità della sequela di Cristo propria del sacerdote, diviene la chiave di volta della sua vita ed il contenuto totale del suo esistere. "Vendi tutto quello che hai": ogni altro interesse che non sia la redenzione dell’uomo è stato abbandonato.

Mediante l’imposizione delle mani, lo Spirito Santo sigla un patto così intimo fra il sacerdote e Cristo, che Questi rende partecipe il sacerdote della sua stessa missione ricevuta dal Padre. "Vieni e seguimi: fai ciò che io stesso ho fatto e che ora continuo ancora a fare attraverso di te, "annunciare ai poveri un lieto messaggio" [cfr. Lc 4,18], dare ad ogni uomo la possibilità di partecipare al mio mistero pasquale mediante la celebrazione dei divini misteri, guidare la persona alla sua vera patria".

2. "Venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni". Perché quanto ora accade sacramentalmente in voi sia da voi soggettivamente assimilato, dovete essere fedeli a due condizioni: l’una attinente all’esercizio della vostra ragione, l’altra attinente all’esercizio della vostra libertà.

Della vostra ragione: preferire sempre ad ogni sapienza la sapienza di Cristo, nulla anteporre alla sapienza che è Cristo, "perché tutto l’oro", l’oro della sedicente sapienza di questo mondo, "al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento" di altre visioni dell’uomo. Su questo punto ben presto avverrà dentro al vostra vita un vero e proprio scontro fra la sapienza che voi avete amato più della salute e della bellezza e una sedicente cultura che vi chiederà di rinunciare ad ogni annuncio chiaro della verità cristiana..

Della vostra libertà. "Va vendi tutto quello che hai", dice il Signore. L’esigenza è radicale e non ammette eccezioni: tutto quello che hai. Ed il possesso più prezioso è il possesso che ciascuno ha di se stesso attraverso l’esercizio della propria libertà. La sequela di Cristo vi chiede di rinunciare al possesso di voi stessi: di espropriarvene per appartenere totalmente a Cristo e quindi ad ogni uomo.

Qui tocchiamo il nucleo centrale del dramma di ogni persona cioè della sua libertà: porre la propria consistenza e il significato della propria vita o in ciò che è veramente consistente, cioè in Cristo e quindi donare a Lui la propria vita, oppure in ciò che è solo una grande menzogna. "La vita di ogni uomo consiste in ciò in cui trova la sua più grande gioia ed a cui è principalmente orientato" [S. Tommado d’A., 2.2,q.179, a.1]: o è la verità o è una menzogna.

Non ritirate più da Cristo il dono che questa sera fate della vostra libertà, per essere servi dell’uomo.

La parola finale del Vangelo è profondamente consolante. Gesù promette che chi lo segue riceve "già al presente [notatelo bene tutti: già al presente!] cento volte tanto … e nel futuro la vita eterna". La pienezza di umanità in chi segue fedelmente Cristo è centuplicata.

E’ per questo che ripetiamo su ciascuno di voi l’augurio del Salmo: si manifesti ai tuoi servi la sua opera e sia su di loro la bontà del Signore nostro Dio!