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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITÀ DELLA SS.MA TRINITÀ
S. Benedetto 26 maggio 2002

1. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Carissimi sposi, quest’affermazione è la spiegazione ultima di tutta la realtà creata: l’amore del Padre verso la creazione. Questa non ha avuto origine da altro se non dalla volontà del Padre di donare ad esseri creati la partecipazione all’essere.

Ma nella creazione domina, emerge a causa dell’intima dignità della sua costituzione, la persona umana. Ella è fatta oggetto di un atto di amore del tutto singolare: il Padre ci ha donato il suo Figlio unigenito, "perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". La persona umana mediante la fede diviene partecipe della stessa vita divina di cui vive il Figlio unigenito. La relazione che vige fra il Padre e il Figlio viene aperta anche alla persona umana, la quale in Cristo viene amata collo stesso amore con cui ama il suo Figlio unigenito. "Ciò che domina tutto, la vita interiore della Divinità, la storia dell’umanità, è l’amore di Dio, l’amore del Padre. Esso si porta dapprima, eternamente, sul suo Figlio unico nella comunicazione della natura divina, della gloria divina, del nome divino… Questo amore non si limita al Figlio; esso si estende alla creazione, si espande sugli uomini, fratelli di Cristo: in realtà, ai membri del suo Corpo mistico, per divinizzarli, accorda una partecipazione reale alle sue prerogative essenziali: la gloria e il nome ricevuti dal Padre. Così tutti i fedeli sono uniti strettamente al loro Capo, e per mezzo di Lui ed in Lui al Padre" [J. Bonsirven, Pour une intelligence plus profonde de Saint Jean, in Recherches de science religieuse XXXIX (1951), pag. 190].

Oggi la Chiesa celebra la solennità della Ss.ma Trinità. Come ci ha appena insegnato la preghiera della Chiesa, il Figlio, parola di Verità, e lo Spirito santificatore sono stati mandati nel mondo per rivelare agli uomini il mistero della vita divina [cfr. Colletta della solennità]. Questa rivelazione non si proponeva solo di ampliare la nostra conoscenza del mistero divino, ma di introdurci in esso partecipandone la vita e l’unità. Per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo, abbiamo accesso al Padre e siamo resi partecipi della stessa natura divina [cfr. 2Pt 1,4]. E così "la Chiesa intera appare come "il popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"" [Cost. dogm. Lumen Gentium 4; EV 1/288].

2. Carissimi sposi, il sacramento del matrimonio che avete ricevuto vi ha "radunati nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" in una modalità specifica e propria di voi soli: radunati nell’unità, nella forma propria dell’unità coniugale.

La solennità odierna vi illumina e vi dona la forza nel salvaguardare e promuovere la dignità naturale ed il significato sacramentale del vostro matrimonio. Quando, infatti, il Signore Gesù l’ultima sera della sua vita terrena ha pregato il Padre per i credenti, perché "tutti siano uno, come anche noi siamo uno" [Gv 17,21-22] "ci ha suggerito una certa similitudine tra l’unione delle persone e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità" [Cost. past. Gaudium et spes 24,3; EV 1/1395]: unione che si esprime in modo singolare nello stato coniugale. La vostra comunità coniugale affonda le sue radici nella comunione trinitaria.

Dico dunque a voi, in modo speciale, ciò che l’apostolo ha raccomandato oggi a tutti: "siate lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi".