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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Triduo Pasquale 2002
DOMENICA DI PASQUA: RESURREZIONE DEL SIGNORE
Concattedrale e Cattedrale 31 marzo 2002

1. "Non abbiate paura, voi! So che cercate Cristo crocefisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto". Carissimi fratelli e sorelle, questo è un invito che nessuno oggi ha ragionevolmente la forza di rivolgere all’uomo dell’Occidente: "non abbiate paura, voi!". Molti sono i motivi, i fatti che sembrano giustificare la paura del presente e del futuro ed inaridiscono la sorgente della speranza. Permane la minaccia del terrorismo internazionale; non accennano a finire conflitti armati che distruggono vite innocenti e devastano popolazioni inermi; la ricerca scientifica ritiene di non dover più riconoscere nessun limite nelle applicazioni tecniche conseguenti; uomini giusti ed inermi vengono uccisi: il Vescovo Duarte, reo di aver contrastato il mercato mondiale della droga; Marco Biagi, reo di aver operato per una migliore organizzazione del lavoro umano.

Dentro a questa situazione, la Chiesa oggi non chiede un impegno maggiore per far coesistere, col minor danno possibile, egoismi contrapposti. Essa ha la forza di dire: "non abbiate paura, voi!". Su che cosa fonda questo invito? non sull’esigenza di un più forte impegno di tutti; non sull’uomo e la sua buona volontà. Lo fonda su un fatto: "è risorto, come aveva detto". La resurrezione di Gesù dà all’uomo il diritto di sperare anche contro ogni evidenza contraria, perché la risurrezione di Gesù libera l’uomo dalla paura e gli dona il diritto di sperare. La paura è l’esperienza che viviamo nell’imminenza di un male che non posiamo evitare; la speranza è la certezza di un bene futuro, ma raggiungibile. E pertanto l’invito della Chiesa giunge, all’interno dell’inquieta e contraddittoria condizione attuale, al punto più profondo, poiché scende nelle coscienze e tocca il mistero interiore dell’uomo: il cuore dell’uomo, dove speranza e paura si scontrano in ogni momento. Cristo risorto è Colui che è penetrato, in un modo unico ed irripetibile, nel mistero dell’uomo ed è entrato nel suo cuore. In che modo lo ha fatto? In due modi, o se volete in due tempi.

Dapprima, colla sua risurrezione Cristo ha donato all’uomo la certezza di cui aveva maggiore necessità: la certezza che il bisogno di cui è impastata la sua umanità, il bisogno di amare e di essere amato, il bisogno di un senso tale da impedirgli di pensare di essere frutto del caso ed esposto al potente, non è vano. Cristo entra nel cuore dell’uomo perché dona all’uomo la certezza che le sue domande ultime hanno un senso ed una risposta. "La donna che nessuno ama, l’uomo cui diagnosticano un cancro, il pensionato solitario sulla panchina, colui che – nella lucidità spietata del risveglio – guarda allo specchio sul suo volto i segni del tempo e si chiede che ci fa lì, che sarà di lui … Nessuno di costoro sarà mai consolato dal politico, dal sindacalista, dal sociologo" [E. Jonesco cit. in L. Mondadori – V. Messori, Conversione, Mondadori ed., Milano 2002, pag. 15]: tutti costoro hanno bisogno di essere liberati dalla paura del non senso di tutto, godendo della certezza che Lui il Risorto ci dona.

Ma Cristo entra nel cuore dell’uomo in un modo ancora più profondo. L’apostolo Paolo ci ha detto parole dal significato immenso: "fratelli, se siete risorti con Cristo … voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio". Cristo risorto entra nel cuore dell’uomo perché offre a questi la possibilità di "appropriarsi" della sua risurrezione, di "assimilarsi" ad essa partecipandovi realmente. E’ data all’uomo la possibilità di far accadere nella propria vita ciò che è accaduto in Cristo nel momento della sua risurrezione: la vittoria piena sulla nostra morte. Non solo viene liberato dall’oscurità circa il senso ultimo della sua vita, ma l’uomo viene rinnovato nella sua stessa libertà. Questa viene resa capace di generare, di plasmare la vita nella pienezza di quel bene, nella perfezione di quella beatitudine per cui noi ci sentiamo fatti.

2. Come possiamo "appropriarci" della risurrezione di Cristo? Entrare in essa con tutte le nostre paure ed inquietudini? Attraverso i "sacramenti pasquali" della santa Confessione e dell’Eucarestia. Sono essi che ci fanno penetrare ed assimilare la risurrezione del Signore; che ci rendono quindi partecipi della sua vita incorruttibile; che donano alla nostra libertà la capacità di realizzare nella sua piena verità il significato del vivere, del soffrire e del morire.

"Ed ecco Gesù venne loro incontro … Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete"". Gesù il Risorto viene incontro a ciascuno di voi: avvicinatevi a Lui, cingete i suoi piedi nell’adorazione; e vi sentirete dire: "non temete, non abbiate paura". Dirigete lo sguardo verso di Lui; indirizzate la vostra coscienza e l’esperienza di tutta la vostra umanità verso Cristo: è da Lui che viene ridato all’uomo definitivamente la dignità e il senso della sua esistenza nel mondo.