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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Santa Maria in Aula Regia, 31 dicembre 2003

1. "Insegnaci, o Signore, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" [Sal 89,11]. La preghiera del Salmo, particolarmente adatta a questa celebrazione, ci fa capire che esiste un modo di contare i nostri giorni e i nostri anni che deve esserci insegnato dal Signore. È quel modo che conduce l’uomo alla "sapienza del cuore". Esiste per contrasto un altro modo che l’uomo non apprende dal Signore, e che conduce alla "stoltezza del cuore". Mai come questa sera questi due modi opposti di "contare i nostri giorni" appaiono in tutta la loro opposizione.

Noi siamo venuti a celebrare i divini misteri perché siamo consapevoli della fragilità della nostra vita. L’uomo è "come l’erba che germoglia al mattino; al mattino fiorisce, germoglia, ed alla sera è falciata e dissecca". La consapevolezza della nostra inconsistenza tuttavia genera in noi il bisogno di ringraziare il Signore della vita e il bisogno di fondarsi sopra di Lui e la sua grazia. Il Signore ci insegna a contare i nostri giorni in modo tale che giungiamo a scoprire sia la verità di noi stessi: siamo polvere e cenere; sia la verità del Signore: Egli è il nostro Creatore ed a Lui apparteniamo. È questa la prima e fondamentale espressione della sapienza del cuore: avere una conoscenza vera della realtà, così che possiamo educarci ad attitudini rette.

Ma il mondo conta i giorni dell’uomo in altro modo. Egli non sa darsi ragione dell’inconsistenza della nostra vita perché ha estromesso dalla propria coscienza la verità della creazione. Contare i giorni è operazione che genera infelicità e preoccupazione; molto meglio prendere ogni giorno come fosse l’unico datoci da vivere: "approfitta del giorno che passa e non nutrire speranze a lungo termine", dice a se stesso chi non ha appreso dal Signore a contare i propri giorni.

2. "Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna". La Rivelazione cristiana ha insegnato all’uomo a contare i propri giorni in un modo ancora più profondo.

Il tempo è come diviso in due grandi segmenti: prima di Cristo – dopo Cristo. Questi ha determinato colla sua nascita da Maria la pienezza del tempo. Tutta la storia era invocazione della sua venuta ed attesa della sua presenza. I giorni dopo Cristo sono dati all’uomo perché la sua salvezza raggiunga tutti poiché, come insegna S. Pietro, il Signore "usa pazienza con voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" [2Pt 3,9]. Lo scorrere del tempo è il segno della pazienza di Dio verso l’uomo. È stato posto dentro al nostro giorno un avvenimento: il Figlio di Dio si è fatto uomo; ora il tempo scorre perché il figlio dell’uomo diventi figlio di Dio. Il nostro è il tempo della decisione: la decisione di accogliere nella fede il dono di Dio.

La venuta di Cristo ci ha insegnato a contare i nostri giorni in modo tale che possiamo giungere alla sapienza cristiana del cuore: al modo cristiano di trascorrere i nostri giorni. È un modo caratterizzato dall’attesa, dalla vigilanza, dalla pazienza. Nutrito da una certezza: il tempo non scorre invano perché si avvicina la venuta del Signore.