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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità dell’Epifania
Cattedrale di San Pietro, 6 gennaio 2015


Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica è la narrazione di un cammino, il quale parte dall’Oriente e finisce in un supremo atto di adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo.

È comune presso popoli e culture diverse indicare la nostra vita come un cammino. Un cammino che tuttavia può realizzarsi in due modi, prendere due figure: il vagabondaggio, il pellegrinaggio.

Il vagabondo non ha una meta; naviga sempre a vista nel mare della vita, senza orientarsi verso un porto, perché non ritiene che esista o comunque ha perso la bussola che lo orienti. Il pellegrino al contrario ha una meta, e quindi un orientamento nella sua esistenza. I Magi sono pellegrini.


1. Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica è la narrazione del pellegrinaggio della fede. Se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo conoscere il cammino degli uomini credenti. Esso è già ben delineato nell’Antico Testamento. 

La fede inizia da una chiamata. Ad Abramo è rivolta perché lasci la sua patria, «per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» [Gen 11, 8b]. Al popolo d’Israele è rivolta perché esca dalla schiavitù egiziana per poter adorare il Signore sul monte Sinai e ricevere in dono una terra promessa. E fu così anche per i Magi: una chiamata, ricevuta mediante una stella, a lasciare il proprio paese per andare ad adorare «il re dei Giudei che è nato».

Vorrei dirvi ora brevemente qualche riflessione sui singoli momenti che costituiscono il cammino dei Magi, il cammino della fede.

- Che cosa mette in cammino, in ricerca, la persona umana? È una “stella”, cioè un evento naturale. Ma quanti lo avranno osservato e non si misero in cammino! Solo chi percepisce nell’evento naturale un appello profondo inscritto da sempre nel proprio cuore, si mette alla ricerca. Mutilare la propria ragione, impedendole di navigare oltre ciò che è verificabile e sensibilmente costatabile, rende impossibile alla persona mettersi in viaggio verso l’incontro col Volto del Mistero.

- Che cosa può distogliere la volontà dal continuare il cammino? Vi prego di prestare attenzione ad un particolare del racconto evangelico. Sembra di poter dire che durante la permanenza dei Magi presso Erode la stella non sia più presente. Essa ricompare quando partirono da Erode.

Erode esprime col suo comportamento a quale grande tentazione può andare soggetta la fede, impedendole di continuare il suo cammino: l’idolatria.

Sentendo questa parola, non pensate a chissà quali pratiche strane. L’idolatria consiste semplicemente nel mettere al posto di Dio qualcosa d’altro; nel caso di Erode, il proprio potere regale. La luce della stella che guida si oscura, perché l’uomo ha perso la verità del suo orientamento fondamentale, disperdendosi nella molteplicità dei suoi desideri. L’idolatria genera sempre consumismo, insaziabile voracità di beni effimeri, l’uno o l’altro ritenuto di volta in volta ciò di cui non si può far senza.

- Quale è la meta del cammino della fede? «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua Madre, e prostratisi lo adorarono». “Videro - adorarono”, ecco il porto in cui il cammino trova riposo. Videro: il nostro Dio in Gesù non ci fa evadere, ma ci incontra nella sua carne, col suo corpo. Adorarono: è l’atto supremo della fede, col quale noi “ringraziamo” Dio della sua gloria immensa. «Prostratisi»: chi si prostra nella fede al Figlio di Maria, non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere di questo mondo, anche il più forte. I Magi ignorano completamente l’ordine di Erode. Noi ci prostriamo davanti ad un Dio che per primo si è “prostrato” davanti a Pietro, davanti ad ogni uomo, per lavargli i piedi.


2. Concludo con una considerazione assai importante. Avete sentito il vangelo: «entrati nella casa». La fede ci introduce in una casa, in una dimora, in una famiglia. Il mio personale atto di fede mi inserisce in una comunità di credenti che sono come un solo uomo. 

È l’apostolo Paolo che nella seconda lettura ci rivela questo mistero. Tutti «sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo». È per questo che popoli e lingue diverse fanno risuonare questa sera nella nostra Cattedrale la lode di Dio.