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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Celebrazione della "Virgo Fidelis", patrona dell’Arma dei Carabinieri
Basilica S. Maria dei Servi, 21 novembre 2011


1. Le parole che il Signore ci ha detto nella prima lettura furono rivolte per la prima volta ad un popolo, quello ebreo, che si trovava in esilio privato della sua patria.

Ad esso il Signore non solo promette la piena reintegrazione nei suoi diritti, un sorta di restitutio in integrum: "Gerusalemme sarà di nuovo prescelta". Ma aggiunge una parola profetica ancora più grande: "nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo". Si realizzerà un’unità fra le nazioni sulla base della loro adesione al Signore.

La profezia era tuttavia pienamente contestata dai fatti e dalle condizioni socio-politiche del tempo. Era allora semplicemente la descrizione di un’utopia atta a consolare un popolo disperso? No, poiché la profezia inizia con un fatto che sta già accadendo: "ecco io vengo ad abitare in mezzo a te". Fin da ora, esiste una Presenza che guida gli avvenimenti umani in modo tale che "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" [Rom 8, 28].

Ma l’azione di Dio dentro la storia non è una sorta di azione epica compiuta incondizionatamente dall’eroe. È un’azione drammatica perché coinvolge non solo il personaggio divino ma anche il personaggio umano: l’azione di Dio ha a che fare colla libertà umana. L’unificarsi delle nazioni è condizionato alla loro adesione al Signore.

Il messaggio profetico raggiunge su questo punto la pagina evangelica. "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". C’è un’unità fra le persone umane che è perfino più forte della consanguineità. È l’unione con Cristo, propria di chi entra nel suo progetto: il compimento della volontà di Dio, la realizzazione della salvezza.

2. Cari fratelli e sorelle, una grande luce viene dal confronto e dalla lettura sinottica della pagina profetica ed evangelica.

In primo luogo la vicenda umana non è abbandonata a se stessa o regolata solo da leggi intrinseche ad essa: un universo senza Dio. In essa vi è la presenza attiva di una Provvidenza che opera secondo un disegno. Le vie di questa Provvidenza possono essere inaccessibili, i suoi giudizi incomprensibili per la nostra ragione: "taccia ogni mortale davanti al Signore, poiché Egli si è destato dalla sua santa dimora".

La certezza di una divina Provvidenza ci fa essere dentro la storia, dentro al susseguirsi degli avvenimenti in modo solo passivo? La parola di Dio ora ascoltata ci dà la risposta.

La presenza di Dio dentro la storia umana non sopprime affatto la responsabilità dell’uomo. Gli avvenimenti sono opera dell’uomo e frutto delle sue scelte libere, le quali devono essere regolate ultimamente dall’ordinamento morale. Dell’iniquità, dell’ingiustizia che è nella storia si può essere vittime senza colpa; mai se ne è autori senza colpa. Nel suo rapporto coll’ordine morale, l’uomo è collocato in un universo che non coincide semplicemente con la storia, ma la giudica.

Da ciò deriva una conseguenza di particolare importanza. Succede non infrequentemente, come documenta la storia, che quando a causa di qualche evento dirompente viene meno l’ordine civile, si cerchino giustificazioni solamente politiche del proprio agire. Nel momento in cui Israele – come ci ha detto il profeta – è stato devastato nella sua identità, gli è chiesto semplicemente di essere fedele ad una Presenza ben più forte di ogni umano potere. In una parola: c’è un solo modo di far trionfare la giustizia, anche nei momenti più difficili, agire con giustizia. E chi, come voi, difende lo Stato di diritto difende, specialmente oggi, un bene umano fondamentale, e compie un atto di vera giustizia.

Abbiamo infatti bisogno di uomini e donne che, senza illusioni utopistiche, vivano dentro la storia con la ferma certezza che solo il riferimento ad un ordine sovra-storico di giustizia, notificato dalla retta coscienza, ci fa vivere una buona vita.

3. Dentro a questo contesto si pone il servizio dell’Arma; in esso si misura la sua dignità.

La "cifra" della fedeltà che vi caratterizza, significa che l’Arma ha avuto come suo referente ultimo non questo o quell’evento storico, non questo o quel potere, ma quell’ordine della giustizia che distingue la società umana dal branco animale.

Questa fedeltà vi ha sempre donato un’attenzione particolare ai più deboli, sia nella difesa della legge contro le prepotenze del potente, sia in quella vicinanza al popolo che si esprime nella presenza nel territorio, che è uno dei valori più preziosi dell’Arma.

La Madonna, la Virgo fidelis, vi custodisca nella fedeltà al vostro carisma; vi sostenga nelle difficoltà e nei pericoli; vi doni ogni giorno la coscienza della dignità propria di chi impedisce la corruzione dei rapporti sociali. Così sia.