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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di Pentecoste
Crevalcore, 19 maggio 2013


Cari fedeli, ci ritroviamo per compiere il gesto della benedizione del luogo del culto per la vostra Comunità. E compiamo questo gesto nella solennità di Pentecoste. Questa coincidenza ci aiuta a comprendere più profondamente e il mistero che oggi celebriamo e la benedizione che stiamo per impartire.

1. Che cosa celebra la Chiesa? Il compiersi di una promessa; non in un passato remoto, ma oggi. Ascoltiamo le parole di Gesù: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro consolatore, perché rimanga con voi sempre". E’ dunque la promessa di una presenza che non verrà mai meno: "per sempre". E’ la presenza di una divina persona che ha il compito di consolarci.

Spesso la S. Scrittura parla di consolazione e del fatto che Dio consola il suo popolo. La diversità essenziale fra la consolazione umana e la consolazione divina è la seguente: la consolazione umana lascia le cose come sono; la consolazione divina cambia la condizione dell’uomo. Dunque, fratelli e sorelle, Dio non ci lascia mai soli. Ci ha donato un consolatore divino.

Forte di questa certezza, l’Apostolo Paolo, passato attraverso una grande prova, scrive: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" [2 Cor 1, 2-4]. Siete passati e state ancora attraversando una grande tribolazione; sono sicuro che nella fede troverete vere le parole di S. Paolo.

In che modo lo Spirito Santo che Gesù oggi ci dona ci consola? In due modi.

Il primo modo: ci impedisce di perdere la memoria di Gesù, il Signore risorto. "Egli vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto": tiene viva la memoria di Gesù in noi. Cioè: di quanto Dio ci ha amato; di quanto Egli ha fatto per noi. Ancora l’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Roma, dice: "la speranza… non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per messo dello Spirito Santo che ci è stato dato" [Rom 5,5].

Il secondo modo con cui ci consola, è facendo accadere dentro "alla tempestosa società umana" [S. Agostino] l’evento della Chiesa. Avete sentito nella prima lettura la narrazione di questo evento. Accade qualcosa di unico. Per la prima volta nella storia dell’umanità uomini di ogni popolo, nazione, e lingua si trovano uniti, senza che le diversità siano azzerate. Questo miracolo è la Chiesa, che vive ed è presente in ogni comunità cristiana.

Non sono leggi umane che creano questa unità; non è la potenza militare od economica. E’ la divina persona dello Spirito Santo, che radicandoci in Cristo ci unisce fra noi.

2. Cari amici, questo edificio che ora benediremo è il segno della vostra comunità cristiana. E’ il segno di ciò che lo Spirito Santo fa accadere fra voi: la vostra unione in Cristo.

Non vi addolori troppo il fatto che è pur sempre un edificio provvisorio. Sentite che cosa dice la parola di Dio di Abramo, il padre della nostra fede: "soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende…Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso"
[Eb 11, 9-10].

Voi avete anche abitato sotto le tende; ora non avete ancora un tempio definitivo. Siamo così educati tutti ad "aspettare il vero tempio, la città dalle salde fondamenta", che sarà la nostra vera e definitiva dimora.

Venendo a celebrare i santi misteri in questo luogo, dite a voi stessi: "questa non è la dimora definitiva di Dio fra noi; aspettiamo una consolazione eterna". E così sperimenterete quanto sia vera la definizione della fede data dalla S. Scrittura: la fede è la pregustazione reale delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.