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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


"STATIO CRUCIS"
Cattedrale
11 aprile 2000

1. Carissimi giovani, la prima lettura descrive perfettamente la condizione umana nella sua intima drammaticità.

Il popolo ebraico ha già lasciato l’Egitto dove ciascuno era schiavo, ma abbondantemente nutrito. Ora si trova ad essere libero, ma nel deserto, con un cibo che potevano solo attendere dal cielo. Nutriti ma schiavi, prima; affamati ma liberi, ora. Egitto-deserto: le due condizioni! E questa gente, in questa condizione che cosa fa, come reagisce? "Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero"".

La pagina biblica pone alla vostra coscienza la domanda centrale nella vostra vita: quale è il vero bene della mia persona? Ritornare econtinuare a rimanere nella schiavitù dell’Egitto dove i potenti di turno mi nutrono abbondantemente pur che continui a consumare a loro vantaggio oppure uscire definitivamente dalla schiavitù dell’Egitto per vivere nella libertà di chi sceglie di sottomettersi solo alla verità del proprio essere?

Se leggiamo attentamente il testo biblico, voi potete smascherare i "sofismi" attraverso cui i vari faraoni oggi cercano di rendervi schiavi, dandovi il "senso" di un appagamento. "Il popolo disse contro Dio"; primo sofisma! Farvi credere che la presenza di Dio è distruttiva dell’uomo; che l’ascolto della sua santa Legge che ci guida conduce all’infelicità; che si vive meglio se si vive senza di Lui. "Il popolo disse …contro Mosè": secondo sofisma! Farvi credere che si può essere liberi da soli; che ciascuno di noi può raggiungere il proprio bene prescindendo dal bene degli altri o contro il bene degli altri; che la libertà consiste nell’affermazione possessiva di se stessi. "Qui non c’è né pane né acqua": terzo sofisma! Essere liberi significa poter disporre di beni e ricchezze; essere autonomi non dipendendo e non appartenendo più a nessuno; la libertà è essere sradicati da ogni appartenenza: non sono più di nessuno perché non appartengo a nessuno.

E che cosa succede agli Israeliti? Che cosa succede a chiunque pensa in questo modo? "Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero di Israeliti morì". Quella concezione di libertà come autonomia da Dio, come individualismo, come possesso delle cose è una sorta di morso interiore che ti avvelena. Ed esistono veleni che non agiscono istantaneamente, ma gradualmente: quasi non te ne accorgi. E ti portano alla morte, dentro, nel cuore. Perché non hai più voglia di vivere; hai persino bisogno di dimenticare di vivere. "Un gran numero di israeliti morì". Forse pensate a tanti vostri amici, distrutti dentro e non raramente anche nel corpo: dalla droga, dall’AIDS. "E dietro ogni faccia si spalanca il vuoto mentale/ e non resta che il crescente terrore di non aver nulla a cui pensare", come dice il poeta.

2. E’ possibile guarire da questo morso? Il Signore ordina a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un asta…". Il significato di questo gesto e rimedio ci è spiegato da Gesù stesso. Nel dialogo che Egli ebbe con Nicodemo, disse: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna". E’ credendo in Cristo innalzato sulla croce, è guardando a Lui che siamo guariti da quel morso di serpente che ci fa morire: dal confondere l’esercizio della propria libertà con la cancellazione della propria persona.

Perché guardando alla Croce noi siamo liberati dal nostro rischio più insidioso che consiste nel confondere la prevaricazione contro noi stessi con la libertà? Nel Vangelo appena letto, avete sentito che Gesù dice: "quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono". Che cosa significano queste parole?

Quando Gesù muore sulla croce, allora veramente, senza più alcun dubbio, noi sappiamo che Dio è entrato nella nostra storia e che la sua presenza in essa è permanente, per la nostra salvezza. E tu guardando la Croce, sai che Dio stesso è venuto, è morto nell’umanità assunta per te: per farti dono della vera libertà. Quale? quella che è obbedienza alla Legge del Signore; che è comunione con gli altri; che è dono di sé. Aggrappati al legno della croce di Cristo e ti porterà versa la patria della tua vera identità; legato a quel legno, non darai più ascolto alle voci delle sirene. E’ ciò che chiederemo fra poco al Padre con Gesù: "guida i nostri cuori vacillanti sulla via del bene".